Cannonau, il vino dei nuraghe
Numerosi sono i vini in Italia che possono identificare una regione, un luogo, un popolo, una civiltà, non farò qui un elenco sarebbe pleonastico, ma credo che difficilmente sia possibile una totale identificazione come accade fra il Cannonau e la Sardegna, e ancor di più fra il Cannonau e i territori dell’Ogliastra e del Nuorese.
Questa regione, seconda isola del Mediterraneo dopo la Sicilia con i suoi quasi 24 mila kmq, è universalmente nota per la bellezza incomparabile delle sue coste e per l’asprezza, il senso di selvaggio, di atavico, di primitivo che emanano i suoi territori interni dove l’uomo sembra essere un intruso, un di più di cui non si sente necessità alcuna.
In realtà è esattamente il contrario. Il popolo sardo, a prima vista così autoctono, è il risultato di contaminazioni e dominazioni di tanti popoli e culture che, però, hanno alla fine realizzato un unicum culturale e antropologico.
Per decenni, se non per secoli, la Sardegna era sinonimo di lontananza, di arretratezza, di diffidenza, di costumi e usanze troglodite, insomma di fine del mondo civile…vi ricordate la famosa battuta: “Ti faccio sbattere in Sardegna”, detta da un ufficiale dei carabinieri al semplice appuntato in un famoso film degli anni ’50, battuta che sottintendeva questo luogo, la Sardegna, come luogo incivile e invivibile abitato da gente primitiva o da banditi.
Già da bambino dovetti ricredermi su queste dicerie, perché mio padre, fra i tanti amici che aveva, c’era un sardo di Alghero che in vita mia ha sempre rappresentato la delicatezza, la finezza, la generosità e l’amore per la cultura più di ogni altra persona nella mia infanzia. Ciò nonostante il sentire comune, in continente, era avverso a tutto ciò riguardasse l’isola.
Alla fine degli anni ’60 la scoperta da parte del jet-set internazionale della incomparabile bellezza della Costa Smeralda e, in generale, della natura della Sardegna è stato l’incipit per una nuova visione e concezione di questa meravigliosa isola.
Ormai è conosciuta in tutto il mondo per le sue bellezze naturali, per la storia e i costumi che la contraddistinguono, per la ricca e varia gastronomia e dulcis in fondo per una produzione vinicola di grande livello, qualità e varietà.
Dell’uva cannonau si parla da tempo, soprattutto delle sue origini e della sua “antichità”. Recentissimi studi, propiziati da ritrovamenti archeologici, farebbero risalire la sua comparsa in Sardegna all’era nuragica, circa 3-4 mila anni fa.
Se fosse vero questo vitigno sarebbe il più antico del Mediterraneo e dell’Europa intera, gli unici vitigni paragonabili potrebbero essere quelli della Georgia, nel Caucaso, dove da alcuni anni si ritiene sia stata coltivata la prima uva da vino.
Per altro verso autorevoli ampelografi ritengono l’uva cannonau parente strettissima (se non addirittura lo stesso vitigno), della garnacha spagnola, della grenache francese, del tocai rosso, del gamay del Trasimeno ed altri ancora. Come ho sostenuto in altri articoli c’è una pronunciata tendenza, nell’attuale ampelografia, a trovare identità fra vari vitigni, conosciuti e coltivati in luoghi spesso diversi e lontani fra di loro…come dire, scusate la battuta, che siamo tutti figli di Adamo ed Eva.
Tornando a noi, in Sardegna gli ettari coltivati a cannonau sono fra i 7 e gli 8 mila , di cui circa 5 mila nel nuorese. La DOC di riferimento è la Cannonau di Sardegna, estesa a tutta l’isola, con sottozone Oliena o Nepente di Oliena, Capo Ferrato e Jerzu, inoltre è presente con altre uve nella DOC Mandrolisai.
Grappolo e acino di media grandezza, buccia pruinosa di colore nero-violaceo. Maturazione e vendemmia fine settembre. I vini possono essere sia di pronta beva, estremamente godibili che affinati in rovere, complessi, intensi, strutturati, capaci di lungo invecchiamento ma anche passiti o liquorosi. Ultimamente si sta tentando di portare sul mercato dei cannonau rosati, visti il successo e la crescente richiesta di questa tipologia di vini.
La degustazione che segue è stata fatta in un arco temporale di tre anni. In ordine alfabetico sono stati presi in esame i cannonau di sette aziende.
Cannoanu di Sardegna Monte Tundu 2017, alc.16%, BERRITTA, biologica.
Fra il rubino ed il granato, emergono i frutti di bosco ed essenze mediterranee (mirto, rosmarino) per poi virare sul tostato (caffè) e lo speziato (pepe, chiodi di garofano). Gustativa potente per la dotazione alcolica e i tannini ma in equilibrio quasi perfetto. Finale lungo e gustoso. Gran vino. Voto: 89
Cannonau di Sardegna Classico D53 2015, alc.15%, CANTINA DORGALI, convenzionale.
Granato, è caratterizzato da un incrocio felice dove i frutti di bosco e le erbe aromatiche la fanno inizialmente da padrone, ma poi emergono sentori speziati (pepe nero), tostati (caffè, orzo) e tabacco Kentucky. Imponente alla gustativa, la massa alcolica fa da degno contro-altare ai tannini, dando equilibrio all’insieme. Finale lungo. Maturazione in botte per 24 mesi. Sfiora l’eccellenza. Voto: 90
Cannonau di Sardegna 2017, alc.14,5%, ANTONELLA CORDA, biologica.
Rubino scarico. Profumi freschi floreali (rosa, garofano) e fruttati (confettura di more), in sottofondo spezie (cannella, vaniglia). Tannini e acidi ancora in evidenza, equilibrio in divenire. Acciaio e barrique. Ottimo. Voto: 87.
Cannonau di Sardegna Classico Dule 2017, alc.14,5%., GABBAS, convenzionale. Granato “nebbiolesco”. Floreale (rosa appassita) e fruttato (confettura di amarene) uber alles, ma poi “insorgono” le spezie (pepe nero, noce moscata) e il tostato (orzo), un lieve e raffinato accenno di goudron e tabacco dolce. Alla gustativa l’equilibrio fra gli aspetti morbidi e duri è perfetto. Finale lunghissimo. 12 mesi in botte. Nulla da dire: eccellente. Voto: 91
Cannonau di Sardegna Riserva 2016, alc.14%, OLIANAS, bio-biodinamica. Rubino netto con unghia granato. Confettura di frutta rossa (ciliegia) e rosa appassita su sottofondo balsamico e di erbe e spezie scure, con lievi note di sigaro. Ottima la gustativa ma non ancora in perfetto equilibrio. Macerazione e maturazione in anfora, acciaio e botte grande di rovere per oltre 30 mesi. Ottimo. Voto: 88
Cannonau di Sardegna Kuentu Riserva 2015, alc.15%, PODERI ATHA RUJA, biologica certificata. Rubino tendente al granato. Bouquet di confettura di frutti di bosco, mirto, poi vira sulle spezie (pepe nero, chiodi di garofano, ginepro) con elegante finale di cacao e tabacco. Gustativa di gran classe, con equilibrio fra le parti morbide e dure. Finale lungo. 24 mesi di maturazione in legno. Eccellente. Voto: 91
Cannonau di Sardegna Ballu Tundu Riserva 2015, alc.15,5%, GIUSEPPE SEDILESU, bio-biodinamica. Splendido rubino tendente al granato. Olfattiva complessa ed elegante dove le confetture di frutti di bosco si mescolano alle spezie (pepe nero, ginepro, anice stellato) e alle erbe mediterranee (mirto), di contorno sottobosco e tabacco da pipa. Gustativa di grande impatto e piacevolezza, equilibrio perfetto, finale lunghissimo. Un anno in cemento ed un altro in barrique. Stupendo. Voto: 92.
“Ajo’, alla salute fratelli.”
Claudio.
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